Volkswagen T2: il furgoncino degli hippie
Ha trasportato famiglie in vacanza, i lavoratori che hanno ricostruito l’Europa nel secondo dopoguerra, e soprattutto tantissimi hippie: il Volkswagen T2, meglio noto come furgoncino, Bulli o Kombi.
E proprio dal Maggiolino, che si chiamava T1, è derivato il T2, un mezzo da trasporto con lo stile inconfondibile creato da Ferdinand Porsche: quei fanali rotondi e il paraurti leggermente arcuato, che fanno sembrare il frontale a un viso sorridente. E’ anche questo uno dei motivi che hanno spinto gli hippie a fare del T2 un marchio di fabbrica. A nove posti e con sedili reclinabili, era il mezzo ideale, ed economico, per affrontare le strade negli anni ’60. E anche per farsi notare, magari dipingendo la carrozzeria con fiori o disegni psichedelici e sostituendo il logo Volkswagen con il simbolo della pace.
Aston Martin: la DB5 l’auto che ha avuto successo grazie all’agente più famoso del cinema
Aston Martin è diventato un simbolo di stile e raffinatezza, grazie alla sua celebre apparizione nel film Golfinger di James Bond.
Sono trascorsi più di cinquant’anni da quando Aston Martin diventò un‘icona mondiale di stile e classe, in conseguenza della sua apparizione nel celebre film Goldfinger di James Bond, nell’anno 1964. Ancora ai giorni nostri possedere un modello di auto prodotto dalla celebre casa di produzione britannica Aston Martin è il sogno di tantissime persone. Senza dubbio James Bond e Aston Martin hanno avuto un legame unico nel corso degli anni; entrambi sono un simbolo di classe senza tempo e un’icona intramontabile.
Fiat 500: l’icona delle auto italiane

E ultima, ma non per importanza, la mitica fiat 500.
La Fiat 500 è un mito, un importante pezzo di storia dell’automobilismo e un vanto per l’industria automobilistica italiana.
La storia di questo “ovetto” è la storia dell’Italia del secondo dopoguerra. Di un paese che, stanco degli stenti di un conflitto mondiale in cui si era cacciato suo malgrado, retoricamente “sognava l’America”. Era semplicemente l’inseguimento di un sogno di benessere diffuso, di tranquillità sociale, che in quegli anni finalmente faceva capolino. È in questo contesto che la 500 si affaccia sul mercato: su un mercato fatto di “proletari” che sognavano di pensionare la “Vespa” per una vera quattro ruote.
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